“Non si può andare avanti con le risposte emergenziali. Si lanci un’Agenda delle opere pubbliche per i prossimi 10-15 anni”
“Alcuni giornali si occupano dell’ingorgo delle grandi opere – dichiara il Presidente nazionale di Confedertecnica, Calogero Lo Castro – . E’ un tema serio. In Italia ci troviamo troppo spesso a parlare di grandi opere solo inseguendo i titoli di giornale del momento: i terremoti e le alluvioni, la Tav e le autostrade incompiute, gli stadi e gli impianti sportivi in occasione delle candidature olimpiche… Si procede disordinatamente, senza un progetto organico di medio-lungo periodo, facendo condurre il dibattito dalle opportunità politiche contingenti, senza una visione strategica di lungo raggio”.
“Eppure – prosegue Lo Castro – la manutenzione del territorio e la ricostruzione infrastrutturale, ad esempio, si potrebbero prevedere per tempo”.
“Confedertecnica – aggiunge il suo Presidente – chiede di invertire la rotta. Si riunisca un tavolo di programmazione delle grandi opere, si esaminino con oggettività le necessità del territorio, delle città, delle aree industriali. Si analizzi l’esigenza di circolazione logistica, la rete dei trasporti viari, ferroviari, portuali. La situazione dell’edilizia pubblica a partire da quella scolastica. Si valuti l’impatto ecosostenibile ma anche la prospettiva di potenzialità economica di ciascuna opera medio-grande e di ciascun investimento infrastrutturale. Non sempre e solo come risposta all’emergenza ma come piano progettuale calendarizzato, con l’indicazione trasparente degli investimenti pubblici e privati, la prodromica, puntuale verifica delle coperture e il parallelo avvio del processo autorizzativo degli enti interessati. Si guardi al futuro senza ansia ma con maggior decisione, ad esempio costruendo insieme una agenda delle opere pubbliche per i prossimi 10-15 anni”.
“Solo così – conclude Lo Castro – il Governo, fuor di retorica, darà una seria scossa al sistema-Paese e all’occupazione, investendo sulla competenza di migliaia di professionisti tecnici, ancora rallentati dagli effetti di una crisi non superata”.