Università degli Studi del Sannio – Benevento
24 ottobre 2018
Convegno
“Il futuro delle professioni tecniche in Italia: opportunità e rischi delle nuove regole del lavoro”
Abstract
Confedertecnica e Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi (Demm) dell’Università degli Studi del Sannio hanno sottoscritto un importante Protocollo di intesa, finalizzato a svolgere congiuntamente attività di studio, ricerca e formazione sulle tematiche concernenti le professioni tecniche e la disciplina dei rapporti di lavori negli studi professionali.
Il convegno del 24 ottobre scorso, su “Il futuro delle professioni tecniche in Italia: opportunità e rischi delle nuove regole del lavoro”, tenutosi presso l’Università degli Studi del Sannio di Benevento, ha dato l’avvio alle attività relative a tale importante intesa istituzionale, mettendo a confronto gli esponenti del mondo delle professioni tecniche e delle relative associazioni di rappresentanza, nonché gli ordini professionali, con gli studiosi del diritto del lavoro e dell’economia. L’evento ha preso le mosse dalle recenti novità legislative in materia di lavoro. L’emanazione del recente d.l. 12 luglio 2018, n. 87, recante “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, convertito con modificazioni dalla l. 9 agosto n. 96, ha infatti rinfocolato il dibattito tra imprenditori, organizzazioni sindacali, forze politiche, studiosi ed operatori in ordine all’individuazione delle regole del mercato del lavoro più idonee a favorire l’incremento dei livelli occupazionali nel nostro Paese, mantenendo al contempo comunque standard accettabili di garanzia dei diritti dei lavoratori.
La giornata seminariale – orientata a coniugare gli effetti delle importanti trasformazioni del quadro normativo generale con lo specifico campo del lavoro nell’area delle professioni tecniche e del lavoro alle dipendenze di aziende e studi professionali del settore tecnico – si è articolata in due sessioni.
Nella prima sessione, si è ufficializzata l’intesa istituzionale tra Confedertecnica e Dipartimento Demm dell’Università degli Studi del Sannio, con la sottoscrizione del Protocollo e con gli interventi del Direttore del Demm Prof. Giuseppe Marotta e del Presidente Confedertecnica Enrico Stasi. Entrambi hanno sottolineato l’importanza della convenzione stipulata ed il carattere pioneristico dell’iniziativa seminariale assunta: questa nasce dall’avvertita esigenza di approfondire le problematiche delle professioni tecniche, in chiave interdisciplinare ed in relazione ai continui e repentini mutamenti del quadro normativo e del contesto economico. Soltanto favorendo il confronto è possibile “mettere a sistema” gli apporti di ognuno dei soggetti coinvolti nel settore delle professioni tecniche.
Hanno fatto registrare il proprio intervento: Franco Masotti, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Benevento; Nicola Zotti, Consigliere Segretario dell’Ordine degli Ingegneri di Benevento; Giampaolo Biele, Presidente del Collegio dei Geometri di Benevento; Mario Grimaldi, Presidente del Collegio dei Periti Industriali di Benevento; Nazzareno Iarrusso, Presidente Nazionale Federarchitetti; Mario D’Onofrio, Presidente Nazionale Federgeometri; Gianfranco Merisio, Presidente Nazionale Federperiti Industriali; Franco Mazzella, Avvocato Confprofessioni.
Ha introdotto i lavori il Prof. Gaetano Natullo, il quale ha sottolineato la complessità del quadro normativo gius-lavoristico e l’incertezza interpretativa sulle tematiche del lavoro autonomo e delle collaborazioni organizzate dal committente.
Il dibattito è entrato nel vivo a partire dalle due relazioni tecniche in programma.
La prima, affidata al Prof. Mario Cerbone dell’Università degli Studi del Sannio, si è concentrata sul lavoro nell’area tecnica e sulle nuove direzioni del quadro normativo. Partendo dal dato empirico, il docente ha ricavato rilevanti implicazioni giuridiche in ordine alla disciplina più adeguata per i rapporti di lavoro nell’area tecnica. Intrecciando dato normativo ed esigenze concrete dei professionisti tecnici, la relazione ha messo in evidenza il disallineamento tra le “regole” del lavoro, stratificatesi negli anni e non sempre rispondenti ad un modello chiaro e lineare, e i “fatti” dell’economia, in veloce cammino e fortemente connotati dall’impiego delle tecnologie. Siffatto disallineamento convince l’autore a ricercare nel quadro normativo vigente nuove e originali soluzioni giuridiche ovvero schemi di riferimento, calibrati sulle specifiche esigenze del lavoro nell’area tecnica a motivo del carattere intellettuale e creativo dello svolgimento della prestazione lavorativa. L’analisi conduce alla forte valorizzazione della fonte contrattuale collettiva quale strumento, intrinsecamente dotato di duttilità regolativa, in grado di rispondere con efficacia alle avvertite esigenze, sulla falsariga di esperienze aziendali già esistenti nel nostro ordinamento e protese a individuare e/o costruire tutele ad hoc, modulari per specifiche categorie di lavoratori. Il contratto collettivo può pertanto condurre una attenta operazione definitoria volta a stabilire i requisiti che le prestazioni lavorative devono, di volta in volta, avere in concreto per essere riconducibili alle tre categorie individuate: subordinato, autonomo, intermedio (o ibrido, per utilizzare una formulazione che compare già in altre esperienze lavorative).
In questa delicata operazione definitoria il contratto è abilitato a delimitare nel dettaglio i confini giuridici di questa area intermedia tra subordinazione e autonomia, contribuendo a fissare alcune elementi che la caratterizzano sul piano della tutela: per una divergenza dallo statuto protettivo tipico del lavoro subordinato, da un lato, e per l’allontanamento dal rischioso schema del lavoro autonomo (a partita iva, per intenderci) dall’altro lato, con un’attenta modulazione delle tutele da accordare e di quelle da non accordare. Le aree di specificità del rapporto di lavoro “intermedio” (o “ibrido”) nell’area tecnica potrebbero riguardare tre aspetti del rapporto di lavoro: a) la remunerazione: si potrebbe utilizzare lo schema del c.d. cottimo misto, stabilendo una struttura della retribuzione che “aggiunge” ai minimi tariffari una componente retributiva “variabile” in ragione dei risultati conseguiti (per esempio, quota percentuale sull’importo di un progetto approvato); b) una maggiore flessibilità sull’orario di lavoro: ad esempio, utilizzando e incrementando i limiti temporali del regime di orario c.d. multi-periodale (“sforamenti” della durata settimanale massima compensati da successive riduzioni, in un arco temporale predefinito); c) una maggiore flessibilità quanto al luogo di esecuzione della prestazione, incentivando il lavoro a distanza con modalità tecnologica, sganciando la remunerazione dalla obbligatoria presenza in servizio e agganciandola a parametri legati ai risultati e alle performance individuali.
La seconda relazione, affidata al Prof. Guido Tortorella Esposito dell’Università degli Studi del Sannio, si è concentrata invece sugli aspetti del contesto economico di interesse per le professioni tecniche. Con l’ausilio di dati di studio, l’autore ha evidenziato, da un lato, il consistente apporto delle professioni tecniche alla produttività generale del nostro paese, dall’altro lato, lo scarso interesse del legislatore rispetto alle professioni intellettuali (ivi incluse quelle tecniche), non sempre al centro delle recenti riforme del mercato del lavoro ispirate ai modelli della flessibilità. Lo stesso ricorso alla flessibilità nei rapporti di lavoro e nel mercato del lavoro non ha dimostrato di svolgere effetti benefici sulle condizioni della nostra economia, sui livelli occupazionali, né tantomeno sulla qualità, in termini di remunerazione e riconoscimento professionale, dell’attività lavorativa nel settore tecnico. Ciò dovrebbe indurre a mutare approccio alle tematiche e a individuare nuovi modelli più attenti anche ai divari geografici interni e a quelli rinvenibili nel contesto europeo, segnatamente nel mondo delle professioni. Si dovrebbe ragionevolmente fare rete comune tra i paesi dell’Unione Europea per adottare e consolidare modelli comuni di tipo cooperativo.
Nella sessione pomeridiana, il convegno ha dato maggiore risalto al dibattito, non prima di avere ascoltato gli interventi di Stefano Meo, Segretario Nazionale Confedertecnica, il quale ha richiamato l’attenzione su tre aspetti dell’attività dello studio professionale tecnico: la dimensione, le condizioni di lavoro e le modalità di svolgimento dell’attività del professionista e dei suoi collaboratori. Si tratta di elementi peculiari dell’attività del professionista tecnico che non possono non essere considerati quando si scrivono le regole del lavoro. Calogero Lo Castro, Vice Presidente Nazionale Confedertecnica, si è soffermato sulla rappresentanza sindacale degli interessi di parte datoriale e sulla necessità che si affidi ad essa la funzione di rivendicare maggiore attenzione in ambito politico: qui non sempre la specificità del lavoro nell’area tecnica viene considerata con adeguatezza, così come non vengono vagliati con la dovuta attenzione i rischi sistemici di una svalutazione dell’apporto lavorativo dei professionisti tecnici. L’apporto di essi è invece di elevato contenuto professionale. Analogamente, sul piano delle relazioni sindacali, va rimarcata l’importanza della bilateralità che si configura quale elemento distintivo del sistema di relazioni sindacali nel settore. Mario Ferraro, componente Giunta Ance e Presidente Ance Benevento, ha voluto richiamare l’attenzione sulle difficoltà generate dalla burocrazia per l’attività professionale e sulla necessità di valorizzare il ruolo dei professionisti, meglio regolando la propria interrelazione con la pubblica amministrazione.
Il convegno ha infine ospitato i contributi video dell’On. Mattia Fantinati, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, di Cesare Damiano, ex Ministro del lavoro, di Cristian Perniciano della Cgil.
Mattia Fantinati ha voluto manifestare l’interesse del Governo per le problematiche delle professioni tecniche a partire dalla necessità di prevedere sistemi fiscali di maggiore vantaggio per i professionisti, nonché di sburocratizzare numerosi aspetti normativi che spesso intralciano l’attività dei professionisti medesimi. Cesare Damiano ha sottolineato l’interesse della sua compagine politica per le tematiche del lavoro e del lavoro dei professionisti in particolare: interesse confluito nei recenti provvedimenti legislativi del d.lgs. n. 81 del 2015 e della legge n. 81 del 2017, che hanno introdotto tutele anche per i lavoratori autonomi. Cristian Perniciano si è soffermato sulla peculiare dimensione della professionalità di cui sono portatori i lavoratori dell’area tecnica anche nell’ottica di assicurare un apporto qualitativamente adeguato per le opere pubbliche del nostro paese.