Tragedia sfiorata ieri a Roma.
Nel primissimo pomeriggio di ieri è crollato il tetto della chiesa di san Giuseppe dei Falegnami in Clivo Argentario, rione Campitelli.
Praticamente sotto al Campidoglio a ridosso del Carcere Mamertino.
In una città invasa dai turisti il crollo ha provocato un boato assordante e circa un milione di euro di danni, oltre alla perdita di un soffitto a cassettoni di mirabile bellezza.
La chiesa era fortunatamente chiusa e dunque non ci sono stati feriti.
Questo è quanto rimane:
Il parroco, intervistato, si è dichiarato soddisfatto del fatto che non siano stati arrecati danni a persone.
Assolutamente sì. Ci mancherebbe pure altro.
Ma questo non basta.
Abbiamo ereditato un patrimonio culturale ineguagliabile che spazia in più di duemila anni di storia praticamente su tutto il territorio nazionale.
Ancora vogliamo pensare che questo patrimonio abbia da solo cura di se stesso?
Noi dobbiamo avere cura di questo patrimonio, ognuno per le proprie competenze e capacità.
Anche in questo caso assisteremo al rimpallo delle responsabilità: la chiesa è proprietà del Vicariato, la tutela è di competenza della soprintendenza archeologica del Mibac.
Bene, chi riparerà i danni?
Chi provvederà a effettuare gli studi preliminari e a realizzare il progetto per la messa in pristino di questo tetto?
Certo, quello che è andato distrutto davvero non si potrà più riavere.
Ma per i prossimi monumenti, dobbiamo aspettare sempre un crollo, come per il ponte Morandi a Genova, per andare a controllare tutto ciò che noi tecnici evidenziamo da sempre chiedendo interventi urgenti di manutenzione o – se necessario – di demolizione e ricostruzione?
A quante sceneggiate dovremo ancora assistere?
Noi continuiamo ad esserci.
Noi continuiamo a dare la nostra disponibilità intellettuale e lavorativa, in una parola: professionale. Per curare, risanare e ricostruire quanto necessario.
Non è necessario regalare progetti o lavorare gratis. Chiediamo un giusto compenso, rispettoso e congruo per entrambe le Parti.
I soldi lo Stato li ha e la Chiesa anche. Ci sono i fondi dedicati prevenienti da varie fonti: tasse, donazioni, gioco del lotto, ecc. ecc.
Noi tecnici possiamo garantire, ognuno per le proprie competenze, un lavoro fatto con cura e amore per il mantenimento delle nostre città, della loro immagine e del loro spirito.
Noi non vogliamo continuare ad vedere sempre le stesse immagini di rovina.